Category

News

Iniziative sociali tributarie, il commercialista Lamberto Mattei: “porteremo Sdebitalia anche in Abruzzo”

By | News | No Comments

L’Aquila – Ha suscitato molto interesse nel panorama nazionale l’iniziativa “Sdebitalia”, associazione di cui è presidente il dott. Gilberto Di Benedetto. Ma ad annunciare un imminente approdo in Abruzzo di questa struttura è il commercialista Lamberto Mattei impegnato a tutto campo nelle azioni sociali a difesa dei contribuenti.  “L’analisi del nostro staff – ha spiegato Mattei – ha preso in considerazione molti aspetti relativi alla regione Abruzzo, sulla quale intendiamo essere presenti, proprio per l’incidenza di problematiche sociali che affliggono molti contribuenti. L’intendimento è quello di creare un asse Lazio Abruzzo”. Sdebitalia in pratica tende ad individuare  metodi e modi per sensibilizzare le Banche a rimettere i debiti ai debitori della stessa con la messa  a punto di un sistema individuato ad hoc.  Sdebitalia si rivolge come sportello di ausilio a debitori per i quali la banca sia dal punto di vista dell’indigenza  patrimoniale non ha convenienza a mettere in atto  procedure esecutive dalle quali, considerando i costi ai quali la banca  andrebbe incontro, non ne scaturirebbe alcun beneficio. A breve, comunque la stessa organizzazione ha annunciato un evento pubblico di presentazione che dovrebbe svolgersi proprio a L’Aquila.

Le grandi opportunità del microcredito, intervista al commercialista Lamberto Mattei: “il nostro team per la concretezza”

By | News | No Comments

Roma 11  MAR 2019 – Oggi più che mai è  necessario individuare forme e strumenti in ambito finanziario per dare risposte concrete all’utenza. Un tema sul quale lo studio Sarcc di cui è founder il commercialista Lamberto Mattei è leader di ricerca e attuazione. Parliamo oggi di  microcredito  ossia, quello strumento finanziario che ha lo scopo di rispondere alle esigenze di inclusione finanziaria di coloro che presentano difficoltà di accesso al credito tradizionale. Non si tratta semplicemente di un prestito di piccolo importo, ma di un’offerta integrata di servizi finanziari e non finanziari. Ciò che contraddistingue il microcredito dal credito ordinario è l’attenzione alla persona, che si traduce con l’accoglienza, l’ascolto e il sostegno ai beneficiari dalla fase pre-erogazione a quella post-erogazione, nonché la particolare attenzione prestata alla validità e alla sostenibilità del progetto. Tutto si riconduce ad un ente nazionale che esamina e gestisce le varie fasi di concessione. UfficiStampaNazionali ha intervistato il commercialista Lamberto Mattei, founder del noto studio Associato Sarcc di Roma: “Lo strumento del microcredito, – spiega Mattei –  nella forma di “microcredito imprenditoriale”, si rivolge a tutti coloro che intendono avviare o potenziare un’attività di microimpresa o di lavoro autonomo e/o che hanno difficoltà di accesso al credito bancario. Per garantire la massima efficienza nella trattazione delle pratiche abbiamo costituito una vera e propria squadra di professionisti quali: Vittorio Fiorentini, Michela Caviglia, Walter Cillaroto, Jacopo Giannetti, Marta Monoscalco, Vitaliano Capicotto.

Ma veniamo all’approfondimento-intervista al commercialista Lamberto Mattei:

D. Cos’è il microcredito?

Microcredito è macrofiducia Se il credito è “micro”, la fiducia invece è “macro” e ne rappresenta l’elemento sostanziale. Senza fiducia non esiste credito. Grande o piccolo che sia.

Negli ultimi anni, poiché il credito ordinario non riesce a soddisfare tutte le esigenze delle comunità alle prese con la crisi economica, i piccoli crediti basati sulla fiducia si sono moltiplicati: per poter pagare le bollette o l’affitto, per assistere gli anziani, per affrontare le spese di farmaci o le cure sanitarie, per pagare qualche rata del mutuo della casa. Risorse necessarie per avviare o sostenere una piccola attività, per far fare il giro di boa a chi lavora con un contratto atipico, per evitare di finire nelle mani degli usurai.

In sostanza – prosegue Mattei – si tratta di  un prestito piccolo: una caratteristica del microcredito è che si tratta di piccoli importi per piccoli progetti. Ma in quello che sembra uno dei più efficaci strumenti di lotta contro la povertà c’è anche altro. Non è un caso che non esista un’unica definizione di microcredito. Non c’è un’unica ricetta. Ci sono però degli ingredienti fondamentali, che non possono mancare:

  • Un ammontare ridotto (per l’Unione Europea, ad esempio, con microcredito si intendono prestiti di valore inferiore a 25.000 euro).
  • Uno scopo diverso dal semplice consumo: l’avvio di attività produttive e commerciali, la creazione di un lavoro che possa interrompere il circolo della povertà, dell’elemosina, del necessario ricorso all’usura, un aiuto a superare temporanee situazioni di crisi.
  • E soprattutto, la fiducia.

“Dare fiducia alla persona, alle idee, ai progetti è alla base dell’intuizione della banca cooperativa locale”.

Dottor Mattei, cosa si intende per Garanzia solidale?

“Credito” deriva etimologicamente da “credere”. Avere fiducia. Chi possiede molto dimostra facilmente di essere in grado di restituire un prestito e non fa fatica ad ottenerlo. Per chi è “non bancabile” invece entra in gioco la fiducia, perché ci si può sentire garantiti dalla conoscenza personale del debitore, da una sua storia creditizia seria e corretta, dall’opinione di un terzo che si fa garante. Si parla in questi casi di garanzia “solidale”. Il rischio viene attenuato da patti di fiducia, da incentivi basati su prestiti di volume progressivamente crescente, dalle reti di riferimento.

Se il credito è “micro”, la fiducia invece è “macro”. Senza fiducia non esiste credito. Grande o piccolo che sia. Dare fiducia alla persona, alle idee, ai progetti, è alla base dell’intuizione della banca cooperativa locale, del mutualismo e della solidarietà. E se la banca dà fiducia, allora tutta la comunità ne trae giovamento e la fiducia si moltiplica.

Il microcredito non è una “riserva” di territorio per le Caritas o le Ong. Infatti in Italia, la maggior parte dei richiedenti piccoli prestiti è italiana. Ad esempio in Veneto i richiedenti microcredito sei volte su dieci sono italiani. La fascia di età va dai 40 ai 50 anni. In gran parte sono coppie con figli. Il 60,7% vi si rivolge per bollette e affitto. Il 16,4% per spese mediche o scolastiche..

Numero beneficiari  in Italia e importi erogati nel 2013. Fonte: elaborazioni Federcasse su dati Federcasse e European Microfinance Network. Dati a dicembre 2013.

Quali sono gli ambiti di riferimento per il microcredito?

Tre sono gli ambiti di riferimento del microcredito:

  1. il microcredito produttivo
  2. il microcredito sociale
  3. il microcredito agli studenti

 

Dottor Mattei, e per microcredito produttivo cosa si intende?

Si basa su finanziamenti di importo non superiore ai 25 mila euro, non assistiti da garanzie reali ma accompagnati da prestazioni di assistenza e monitoraggio. È rivolto a persone fisiche, società di persone, società a responsabilità limitata semplificata e società cooperative e ha lo scopo di avviare attività di lavoro autonomo o di microimpresa.

Il denaro può essere utilizzato per l’acquisto di beni, di servizi strumentali all’attività svolta, per la retribuzione di nuovi dipendenti o soci lavoratori, per il pagamento di corsi di formazione.

Però, quando si parla di microcredito, non si parla solo di piccoli finanziamenti ma anche di supporto: alla strategia di sviluppo e all’analisi di soluzioni per migliorare l’attività, alla gestione contabile e finanziaria, alla gestione del personale, alla definizione dei prezzi e delle strategie di vendita con l’ausilio di studi di mercato, alla soluzione di problemi legali, fiscali e amministrativi.

Il microcredito sociale?

È rivolto a persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica e sociale per importi non superiori ai 10 mila euro, non assistiti da garanzie reali ma accompagnati da servizi ausiliari di bilancio familiare. Lo scopo del microcredito sociale è l’inclusione sociale o finanziaria del beneficiario. I prestiti sono erogati a condizioni più favorevoli di quelle di mercato e prevedono un piano di ammortamento di 5 anni.

Il microcredito agli studenti?

È finalizzato al pagamento di corsi di formazione, anche universitari o post-universitari, allo scopo di agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro. La durata del microcredito è coerente con il piano di formazione finanziato ma non superiore ai 10 anni.

Come potremmo riassumere il concetto di autoaiuto?

Una banca mutualistica insegna il risparmio e responsabilizza le comunità dando credito a chi lo merita attingendo dal risparmio accumulato dalle comunità. Non si tratta di filantropia destinata a fare solo piccoli prestiti e, una volta terminati i fondi, l’esperienza si chiude.

L’educazione all’autoaiuto, al meritare fiducia tra i propri concittadini che affidano ad una cooperativa bancaria i propri risparmi, al gestire democraticamente i beni comuni di una comunità è la cornice al cui interno si colloca l’approccio al microcredito. Che più propriamente si potrebbe definire microfinanza, in considerazione della componente di raccolta del risparmio che la caratterizza”.

Lo studio SARCC & associati è leader nel microcredito?

Stiamo lavorando – conclude Mattei – su molti settori con la costituzione di staffe e squadre specifiche, questo ci consente di essere leader nel microcredito ed in altre ed importanti branche per il suppporto ad imprese, professionisti di diversa tipologia. Riteniamo che la ricerca e l’attuazione dei progetti sia possibile coagulando giuste competenze”.

Attività di sviluppo e ricerca dell’azienda, Lamberto Mattei: “siamo in azione con format specifici”

By | News | No Comments

Roma –  Sempre più spesso è evidente la necessità per aziende, imprese di varia tipologia di poter ricorrere alla adozione di progetti per lo sviluppo e la ricerca. Un settore nel quale il commercialista Lamberto Mattei, founder dello Studio Sarcc di Roma è fortemente impegnato. “Ogni giorno siamo al lavoro di squadra per dare risposte ai contribuenti e alle imprese, spiega Mattei –  la ricerca deve essere finalizzata alla risoluzione di criticità specifiche e deve pertanto tentare di risolvere o migliorare problemi tecnico-gestionali presenti nei cicli produttivi dell’azienda e acquisire nuove conoscenze utili all’ampliamento del business o al miglioramento significativo della attività esistente. Chiunque svolge ricerca. Tutte le aziende, a prescindere dal livello dimensionale e dal numero di addetti impiegati, svolgono, in modo più o meno consapevole, attività di Ricerca e Sviluppo per imparare, ampliare e diversificare il proprio business. La ricerca non deve necessariamente sfociare in un progetto, ma deve fornire elementi utili per arricchire la conoscenza su una determinata tematica inerente il proprio business.”. Per ulteriori informazioni consultare la brochure allegata cliccando sul link sottostante, e/o contattare lo Studio Sarcc.

StudioSarcc -Finanza Agevolata (1)

Il commercialista Lamberto Mattei nominato responsabile nazionale del Movimento Libertas

By | News | No Comments

Roma – Con provvedimento del presidente Dott. Antonio FIERRO, il commercialista Lamberto Mattei è stato nominato responsabile nazionale per il movimento politico Libertas. L’incarico è specificamente riferito ai settori delle attività operative in ambito industriale, commerciale ed artigianale e nel settore previdenziale ed assistenziale. “Ringrazio il presidente Fierro – ha commentato il commercialista Lamberto Mattei – per la fiducia che ha rivolto nella mia persona. Assicuro il mio impegno in settori tanto importanti quanto delicati per il bene della collettività e della crescita sociale, obiettivi che costituiscono il leit motiv fondante della mia professionalità e della mia persona”. Roma 19 feb 2019

Filiera agricola italiana, il commercialista Lamberto Mattei nominato coordinatore regionale dell’Umbria

By | News | No Comments

Roma – Il Presidente della Filiera Agricola Italiana, realtà protagonista nel settore agroalimentare Italiano ha nominato il commercialista Lamberto Mattei coordinatore regionale Facri dell’Umbria. “Ho accettato questo incarico – ha affermato Mattei – perchè ritengo sia giusto onorare le organizzazioni che guardano alla  valorizzazione dei  patrimoni agro-alimentari autentici di tutto il territorio nazionale garantendo l’origine e la tracciabilità. Il mio sarà un impegno fattivo e di collaborazione a 360°”
La Filiera Agricola Italiana, progetta la partnership con il Trade per soddisfare le crescenti esigenze dei consumatori in termini di sicurezza e qualità e garantisce la sostenibilità per l’impresa agricola assicurando la continuità delle forniture e la costanza della qualità. (COMUNICATO STAMPA ROMA 14 FEB 2019)

Fattura elettronica, il commercialista Lamberto Mattei: “a rischio i know-how delle aziende”

By | News | No Comments

Roma – 20 Gen 2019 – La fatturazione elettronica, a pochi giorni dalla sua applicazione è già diventata un incubo. Uno studio approfondito sulla tematica che chiarisce dubbi in lungo ed in largo sia sotto il profilo giuridico, che sotto il profilo tecnico arrivano da una relazione depositata da Lamberto Matteidottore commercialista e responsabile del Popolo delle Partite Iva a livello nazionale e coadiuvato dai responsabili del Popolo Partite Iva di Roma Capitale dr. Walte Cillaroto  e dalla dott.ssa Doriana Sannipola.  I tre, in linea con la mission della organizzazione associativa costituita per difendere ad ampio raggio le partite Iva italiane, hanno provveduto con questa relazione a fornire elementi utili e cognitivi purtroppo sconosciuti alla maggior parte degli italiani. “Riteniamo doveroso – spiega il commercialista Lamberto Mattei – intervenire su una tematica di grande interesse sociale che sta condizionando la vita di molte aziende/imprese e che rischia di mettere a repentaglio strategie aziendali rilevanti. Il sistema, infatti, non tiene conto di diverse esigenze poichè la normativa non è stata preceduta da valutazioni economico-finanziare adeguate, ma solo da mera teoria. Intendiamo pertanto – conclude Mattei – essere vicini alle aziende, con la nostra task force di approfondimento con lo scopo di fornire elementi cognitivi di pubblico interesse”.  Di seguito il testo della relazione:

La fatturazione elettronica viola il D.Lgs. 11/05/2018, n.63, con il quale è stata data attuazione alla Direttiva UE 2016/943 sulla protezione del Know-how e della tutela dei segreti commerciali. L’art. 98 del D.Lgs. 10 febbraio 2005, n.30 sulla proprietà industriale è stato modificato dall’art. 3 del D.Lgs. 63/2018 che ha ridefinito la natura dei segreti commerciali ed ha individuato tutte quelle informazioni aziendali (industriali e commerciali) oggetto di tutela. La violazione è contenuta nell’art. 6 che ha modificato l’art. 124 del citato D.Lgs. 30/2005 introducendo l’art. 6-bis che va a definire le tipologie di rilevazioni illecite dei segreti commerciali. Alla lettera a) del suddetto articolo si fa riferimento al VALORE ed alle CARATTERISTICHE SPECIFICHE dei segreti commerciali, dove per valore si può far riferimento al listino prezzi praticato da un’azienda, laddove il listino venga comunicato a terze parti che lo possono utilizzare per ottenere vantaggi in termini di concorrenza (abbassare i prezzi), ma anche comunicare  il dettaglio dei clienti (proporre gli stessi articoli agli stessi clienti forniti da terze parti illecitamente attraverso appunto le varie case software che gestiscono  oggi la fatturazione elettronica) ma anche per il flusso dei dati che transita attraverso i canali web. Fornire illecitamente la tipologia dei prodotti venduti, la componentistica di un bene composto come un macchinario, tempi di montaggio dello stesso (esperienze tecnicoindustriali), ecc, tutte informazioni che liberamente sono accessibili a terze parti grazie alla fatturazione elettronica. Infatti nei contratti stipulati dalle aziende, in molti casi meri moduli d’ordine con rimandi alle condizioni contrattuali presenti sui siti internet delle stesse case software, non sono state rinvenute clausole a salvaguardia in tal senso se non meri richiami al Regolamento UE 2016/679 sulla Privacy riguardante i dati sensibili delle persone fisiche che nulla hanno a che vedere con gli effettivi dati da tutelare.

All’art. 7 del citato D.Lgs. 63/2018 si legge altresì che il giudice, in caso di procedimenti per rilevazioni illecite, deve tenere conto di una serie di circostanze  e l’impresa danneggiata deve dimostrare di avere posto in atto tutte le misure idonee a garantire la sicurezza dei dati e/o segreti commerciali, facendo sicuramente sottoscrivere contratti, misure tuttavia che sono messe a rischio dalla fatturazione elettronica in quanto il flusso elettronico dei dati dalle imprese allo Stato attraverso le case software, le banche, sistemi come Aruba, che oggi offrono lo stesso servizio, non sarà garanzia di tutela dei dati delle imprese italiane (informazioni commerciali/industriali che rigorosamente vanno tutelate). Solo il giudice ordinario può stabilire se ci sia stata violazione e quindi diffusione illecita di informazioni commerciali/industriali, ma sappiamo quanto è difficile provare che certi reati siano stati commessi, soprattutto attraverso la rete internet laddove non si utilizzino sistemi crittografati che comunque non sono totalmente sicuri.

In molte condizioni contrattuali delle maggiori case software rinvenibili sui siti delle stesse si legge anche che la gestione del servizio può essere anche appaltata a terze parti (esempio di clausola rinvenuta su un contratto di una delle maggiori case software italianeil cliente autorizza il fornitore e produttore a subappaltare e/o sub affittare a terzi, in tutto o in parte, l’esecuzione delle attività previste dal presente contratto, fermo restando che le attività svolte dal cliente sono da intendersi come realizzate dal produttore, rimanendo il fornitore/produttore l’unico interlocutore con il cliente per le attività subappaltate o subaffittate”).

Peraltro anche l’Agenzia delle Entrate non gestisce direttamente il servizio di fatturazione elettronica essendo lo stesso appaltato a terze parti ma che comunque garantisce sistemi URL e che utilizza sistemi crittografici.

L’unica possibilità che hanno oggi le aziende italiane è sicuramente quella di fornire il minor numero di informazioni possibili ai loro provider che gestiscono la fatturazione elettronica (invio/ricevimento fatture trasmesse attraverso il SDI). Peraltro molti provider sensibilizzati sul problema stanno fornendo soluzioni in tal senso. Tuttavia più il dato sarà sintetico più il fisco italiano riceverà informazioni di nessuna utilità per promuovere la lotta all’evasione fiscale, molti dati potrebbero risultare incomprensibili e saranno anche disaggregati.

Inoltre l’innalzamento della soglia di accesso ai regimi fiscali di favore, per il quali non vi è obbligo della fatturazione elettronica, ha portato sicuramente molti contribuenti a dichiarare un volume di affari 2018 sotto i 65 mila euro e che faranno di tutto per rimanere sotto tale soglia nel 2019 e negli anni a venire.

Quindi, in Italia, l’introduzione della fatturazione elettronica dal 2019 arricchisce esclusivamente le case software, ed altri operatori che hanno investito sul nuovo business come le banche ed i provider Internet, non apportando vantaggi per lo Stato ma piuttosto andando ad incentivare ulteriormente l’evasione fiscale, ma soprattutto mette a rischio il nostro sistema produttivo in evidente violazione del D.Lgs. 11/05/2018, n.63, con il quale è stata data attuazione alla Direttiva UE 2016/943, e che porterà l’intero sistema produttivo sotto il controllo di terze parti.

Mai il sistema europeo metterà a rischio il proprio Know-how ed i segreti commerciali e se lo farà metterà a rischio l’intero sistema Europa che finirà sotto il controllo delle grandi multinazionali che oggi detengono il potere in quanto tenutarie delle informazioni che transitano nel web e che ne gestiscono anche le impostazioni di sicurezza.

Per questo l’Europa in prima battuta ha respinto l’autorizzazione all’introduzione della fattura elettronica in Italia per poi, a seguito di una ulteriore richiesta, autorizzarla per un periodo iniziale di quattro anni.

Inoltre l’introduzione della fattura elettronica in Italia potrebbe anche determinare una riduzione delle commesse da parte dei clienti esteri proprio per scongiurare la diffusione di informazioni protette dalla Direttiva UE 2016/943 e non tanto dalla Direttiva UE 2016/679 sulla Privacy mettendo a rischio ancora di più il nostro PIL.

L’Italia è un Paese dove il tessuto economico è rappresentato per il 90% circa dalla micro impresa.

Le imprese con volumi che non superano i 2 milioni di Euro hanno due possibilità per sfuggire alla morsa del controllo che scaturirà dalla FE:

1) Se sotto i 65 mila Euro di affari, sfruttare l’esonero dall’adempimento previsto dalla legge;

2) Se sopra i 65 mila Euro e fino a 2 milioni di Euro, optare per il CASH ACCOUNTING IVA introdotto con il “Decreto Crescita” art. 32-bis D.L. 83/2012, convertito con modifiche dalla L. 7 agosto 2012, n. 134 a seguito della Direttiva 2006/112/CE come modificata dalla Direttiva 2010/45/UE del 13/07/2010 e ciò al fine di gestire IVA e la redditività per cassa (fino ai limiti consentiti), vanificando, almeno in parte, quel controllo che si vorrebbe imporre sulle dinamiche di fatturazione e sulla determinazione del debito IVA attraverso una liquidazione della stessa imposta d’ufficio (opzione da esercitare sulla dichiarazione IVA 2020).