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Popolo partite Iva, il commercialista Lamberto Mattei: “ridotta la tempistica dei rimborsi fiscali”

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Roma – Il team del commercialista Lamberto Mattei ha consultato le statistiche sui rimborsi IVA erogati dall’Agenzia delle entrate negli anni 2017 e 2018. Attraverso diverse sinergie ed azioni intraprese con il “Popolo delle Partite Iva” – spiega Mattei – abbiamo spinto in tutti i modi negli anni precedenti, la macchina ministeriale  al fine di rafforzare il rapporto con i cittadini e le imprese.  Abbiamo monitorato costantemente l’Amministrazione finanziaria che  ha accelerato la tempistica di erogazione dei rimborsi fiscali. Tale accelerazione è stata favorita sia dall’introduzione di una sistematica valutazione del livello di rischio dei contribuenti, sia dalle nuove modalità di pagamento che, a partire dal 1° gennaio 2018, viene effettuato direttamente dall’Agenzia delle entrate.”

Nell’ultimo biennio – si legge nella ricerca del team –  non è stato necessario richiedere documentazione aggiuntiva alla maggior parte dei contribuenti (il 51,9%) in quanto automaticamente classificati a “basso rischio”. I tempi medi per ottenere un rimborso dalla data della richiesta si sono ridotti dai 103 giorni nel 2017 agli 82 giorni nel 2018 (da 14,7 settimane a 11,7 settimane, -20,4%). Nella metà dei casi sono ora sufficienti meno di 46 giorni per ottenere un rimborso IVA. La fase del processo che è stata maggiormente accelerata è quella che intercorre tra l’approvazione e l’erogazione del rimborso, che è passata da 25 giorni nel 2017 a 7 giorni nel 2018 (da 3,6 settimane a 1 settimana, con una riduzione percentuale del -72%). Infatti, grazie alle novità normative introdotte a fine 2017, il pagamento viene effettuato direttamente dall’Agenzia delle entrate senza più ricorrere all’attività precedentemente demandata agli Agenti della riscossione.

Continueremo dunque – ha concluso il commercialista Lamberto Mattei – a svolgere il nostro ruolo con incidenza a livello nazionale, poichè con le sinergie alcuni risultati sono visibili nell’interesse del contribuente”.

Inflazione in Italia, il commercialista Lamberto Mattei: “come misurare l’andamento dei prezzi e servizi per le famiglie”

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Spesso si parla di inflazione nel contest degli andamenti economico-finanziari italiani. “Per capire bene di cosa si sta parlando – spiega il commercialista Lamberto Mattei – occorre porre attenzione sulla base che poi evidenzia il livello di inflazione, ossia gli indicatori.  In macroeconomia  l’inflazione (dal latino inflatio «enfiamento, gonfiatura», derivato da inflāre «gonfiare») è l’aumento prolungato del livello medio generale dei prezzi di beni e servizi in un dato periodo di tempo, che genera una diminuzione del potere d’acquisto della moneta.
L’inflazione al consumo  – prosegue Mattei –  è un processo di aumento del livello generale dei prezzi dell’insieme dei beni e servizi destinati al consumo delle famiglie. Generalmente, si misura attraverso la costruzione di indici dei prezzi al consumo. Si tratta di uno strumento statistico che misura le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di beni e servizi, chiamato paniere, rappresentativo dei consumi delle famiglie in uno specifico anno. In particolare, l’Istat produce tre diversi indici dei prezzi al consumo: per l’intera collettività nazionale (NIC), per le famiglie di operai e impiegati (FOI) e l’indice armonizzato europeo (IPCA).” Attraverso una task di ricerca da fonti istituzionali dunque ecco spiegato il funzionamento di questi indici: § L’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) misura l’inflazione a livello dell’intero sistema economico italiano. L’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore
dipendente (non agricolo). È l’indice usato per adeguare periodicamente i valori monetari (ad es. gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato).
Questi due indici vengono calcolati anche nella versione che esclude il consumo dei tabacchi.  L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è stato sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. Infatti viene assunto come indicatore per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri dell’Unione Europea, ai fini dell’accesso e della permanenza nell’Unione monetaria. I tre indici si basano su un’unica rilevazione e sulla stessa metodologia di calcolo, condivisa a livello internazionale. L’indice NIC e l’indice FOI si basano sullo stesso paniere, ma il peso attribuito a ogni bene o servizio è diverso, a seconda dell’importanza che questi rivestono nei consumi della popolazione di riferimento. Per il NIC la popolazione di riferimento è l’intera popolazione italiana, che conta oltre 57 milioni di persone; per il FOI è l’insieme di famiglie che fanno capo a un operaio o un impiegato. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo ha in comune con l’indice NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia dagli altri due indici perché il paniere esclude, sulla base di un accordo comunitario, le lotterie, il lotto, i concorsi pronostici e i servizi relativi alle assicurazioni sulla vita. Un’ulteriore differenziazione riguarda il concetto di prezzo considerato. L’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività e quello per le famiglie di operai e impiegati considerano il prezzo pieno di vendita; l’indice armonizzato dei prezzi al consumo si riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore. Ad esempio, nel caso dei medicinali, mentre per gli indici nazionali viene considerato il prezzo pieno del prodotto, per quello armonizzato europeo il prezzo di riferimento è rappresentato dalla quota effettivamente a carico del consumatore (il ticket); l’indice armonizzato europeo tiene inoltre conto delle riduzioni temporanee
di prezzo (saldi e promozioni). Un ulteriore indice del livello generale dei prezzi è il deflatore del PIL, che consente di evidenziare, nell’ambito della variazione del PIL nominale, la componente riconducibile alla variazione dei prezzi dei beni e servizi. Esso viene calcolato come rapporto tra il valore dei beni e servizi nell’anno considerato e il valore che gli
stessi avevano in un anno precedente assunto come termine di riferimento. Si differenzia dagli indici dei prezzi al consumo in quanto: a) non considera i beni
prodotti all’estero; b) non fa riferimento ad un paniere costante di beni, ma alla produzione corrente. Più in generale, il deflatore è un indicatore implicito dei prezzi che viene calcolato mediante il rapporto tra due grandezze concernenti il medesimo aggregato economico (produzione, consumi, investimenti, importazioni, esportazioni…) misurate l’una in termini nominali (a moneta corrente) e l’altra in termini reali (a moneta costante). Il tasso di inflazione programmata rappresenta il tasso di inflazione fissato nel Documento di programmazione come valore di riferimento per l’anno successivo. Tale tasso viene indicato in relazione all’indice generale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati (FOI), esclusi i tabacchi. Il tasso di inflazione programmata rappresenta il parametro di riferimento per la definizione degli aumenti salariali nella contrattazione nazionale (sono peraltro previsti meccanismi successivi di adeguamento degli aumenti di salario nel caso in cui si registri, per un periodo significativo, un’inflazione effettiva superiore a quella programmata).

 

Ridefiniti i rapporti dello Stato con il Friuli Venezia Giulia, il commercialista Lamberto Mattei: “positivo accordo di crescita e sviluppo”

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Redazione – Ieri è stato sottoscritto l’accordo tra lo Stato e la Regione Friuli Venezia Giulia. Obiettivo è stato quello di ridefinire i rapporti finanziari complessivi in materia di finanza pubblica. L’intesa è stata firmata dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, e dal Presidente della Regione, Massimiliano Fedriga. L’accordo  regola il concorso del sistema integrato degli enti territoriali del Friuli Venezia Giulia agli obiettivi di finanza pubblica per il triennio 2019/2021, garantendo certezza e stabilità sia del bilancio statale che di quello regionale ai fini della programmazione delle risorse, in attuazione delle sentenze della Corte costituzionale, nel rispetto del metodo pattizio. Nel dare attuazione alle sentenze della Corte costituzionale n. 77/2015, n. 188/2016, n. 154/2017 e n. 103/2018, vengono superati i contenziosi pendenti in materia di finanza pubblica. E si conferisce alla Regione maggiore autonomia, riconoscendole il potere di disciplinare i tributi locali di natura immobiliare istituiti con legge statale. A titolo transattivo, infine, l’accordo riconosce alla Regione un trasferimento complessivo di 400 milioni di euro (spalmati negli anni 2019/2025) da destinare alle spese di investimento in opere pubbliche, l’assegnazione di 80 milioni di euro per investimenti in ambito sanitario, nonché la riduzione del contributo alla finanza pubblica di complessivi 260 milioni di euro per il triennio 2019/2021.

“E’ sicuramente un passaggio importante quanto avvenuto – commenta in una nota stampa il commercialista Lamberto Mattei – poichè costituisce un modello da seguire nei rapporti tra Stato e Regioni, gli effetti della ridefinizione apporteranno nel Friuli Venezia Giulia regione a statuto speciale, veloci effetti di crescita e sviluppo”.

Approfondimento del commercialista Lamberto Mattei: la revisione del sistema pensionistico

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Il saldo complessivo degli effetti della manovra (Legge di Bilancio e Decreto Fiscale) è pari a circa -19,5 miliardi (in termini di saldo netto da finanziare) e a circa – 11,5 miliardi (in termini di indebitamento netto): questo segnala la natura espansiva del complesso di interventi. Circa la composizione della manovra, in termini di bilancio dello Stato, si registrano interventi complessivi per circa 47 miliardi, per un totale di risorse reperite pari a 27,5 miliardi (indebitamento netto pari a 40,3 miliardi, reperimento di risorse pari a 28,8 miliardi).

I principali interventi riguardano la sterilizzazione delle misure IVA nel 2019 e le misure finalizzate a sostenere la crescita economica, attraverso la riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese e il rilancio degli investimenti pubblici e privati. Vengono inoltre introdotte misure di inclusione sociale per contrastare le diseguaglianze e misure per semplificare e razionalizzare gli adempimenti fiscali, nonché limitare gli effetti distorsivi della tassazione sull’economia. Si istituisce un fondo da circa 7,1 miliardi nel 2019 e oltre 8 miliardi dal 2020, che ingloba parte delle risorse dedicate alla lotta alla povertà, introduce le pensioni di cittadinanza e il reddito di cittadinanza, contrasta l’esclusione sociale e potenzia i centri per l’impiego. Un ulteriore fondo, da circa 4 miliardi nel 2019 e oltre 8 miliardi nel successivo biennio, è destinato a finanziare ulteriori modalità di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di giovani lavoratori. Ma vediamo ora  – spiega il commercialista Lamberto Mattei –  in fattispecie le misure relative alla

REVISIONE DEL SISTEMA PENSIONISTICO

Per finanziare ulteriori modalità di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di giovani lavoratori, viene introdotto un fondo per “Quota 100” da 4 miliardi nel primo anno. Per il triennio 2019-2021, infatti, il diritto alla pensione anticipata si matura con un requisito minimo anagrafico di 62 anni e contributivo di 38. I potenziali beneficiari sono circa 1 milione nel triennio.

La decorrenza è sottoposta a slittamenti di entità diversa fra la generalità degli assicurati e i dipendenti pubblici secondo questo schema:

DIPENDENTI PUBBLICI ALTRI
Diritto maturato prima del 31-12-2018 1 luglio 2019 1 aprile 2019
Diritto maturato dal 1-1-2019 Sei mesi dalla data di maturazione Tre mesi dalla data di maturazione

Vengono ridotti i requisiti contributivi per l’accesso al pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica, secondo questo schema:

UOMINI DONNE DECORRENZA
Legislazione vigente 43 anni e 3 mesi 42 anni e 3 mesi *Dal 1° aprile per chi matura il requisito nel 2018
Nuovo sistema 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi *Tre mesi dalla data di maturazione a partire dal 1° gennaio 2019

È riconosciuto, inoltre, il diritto al pensionamento (cd. Opzione donna), con il calcolo contributivo, alle lavoratrici che entro il 31 dicembre 2018 hanno conseguito un’anzianità contributiva di 35 anni ed un’età anagrafica di 58 anni per le dipendenti e di 59 per le autonome.

Cad sociale: il commercialista Lamberto Mattei: “a breve accordo con i garanti del contribuente”

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Roma – Si è svolto un importante incontro del Cad Sociale Italiano di cui è Presidente Gerardo Rosa Salsano, il Cad Metropolitano di Roma di cui è presidente il commercialista Lamberto Mattei,  titolare dell’affermato Studio SARCC di Roma. L’incontro avvenuto con altri esponenti del settore sociale è stato centrato sull’esigenza di intervenire fattivamente a sostegno dei cittadini. C’è sempre più necessità di una azione sociale, ed il Cad  è una iniziativa a livello nazionale ed internazionale che riesce a dare le giuste risposte. Questo perchè gli uomini che lo guidano credono fermamente in questa mission nella quale vengono coinvolte competenze e professionalità per andare incontro allo sviluppo ed alla crescita sociale. “A breve – ha annunciato il dott. Lamberto Mattei –  verrà sottoscritto accordo con i garanti del contribuente a livello nazionale per tutti coloro che hanno seri problemi con agenzia delle entrate, Equitalia e gdf”. Una notizia che è stata accolta con grande apprezzamento su tutto il territorio italiano.

Aperture di Partite Iva, nel quarto trimestre 2018 leggera flessione rispetto allo scorso anno

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Nel quarto trimestre del 2018 sono state aperte 103.720 nuove partite Iva ed in confronto al
corrispondente periodo dell’anno precedente si registra una leggera flessione (-0,4%).
La distribuzione per natura giuridica mostra che il 63,7% delle nuove aperture di partita Iva è stato
operato da persone fisiche, il 29,4% da società di capitali, il 5,2% da società di persone; la quota dei
“non residenti” ed “altre forme giuridiche” rappresenta complessivamente circa l’1,8% del totale
delle nuove aperture. Rispetto al quarto trimestre del 2017, il calo ha coinvolto tutte le principali
figure giuridiche: le persone fisiche (-0,2%), le società di capitali (-2,2%), e le società di persone (-
4,4%); da segnalare il considerevole aumento di aperture da parte di soggetti non residenti,
concentrate in particolare nell’attività di commercio elettronico.
Riguardo alla ripartizione territoriale, il 43,3% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il
22,3% al Centro e il 34,4% al Sud e Isole. Il confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente
evidenzia che i principali incrementi di avviamenti sono avvenuti in Sardegna e Calabria (+16%) e
in Valle d’Aosta (+6,6%); le diminuzioni più sensibili in Umbria (-15,7%), nelle Marche (-14,2%) e
in Abruzzo (-10,7%).
In base alla classificazione per settore produttivo, il commercio, come di consueto, registra il
maggior numero di avviamenti di partite Iva con il 23,2% del totale, seguito dalle attività
professionali (11,7%) e dall’agricoltura (11,3%). Rispetto al quarto trimestre del 2017, tra i settori
principali i maggiori aumenti si notano nella sanità (+9,3%), nelle attività finanziarie (+4,7%) e in
quelle immobiliari ed artistiche (entrambe +3,3%). Le flessioni più significative, invece, riguardano
le attività manifatturiere (-6,2%), i servizi alle imprese (-3%) e l’alloggio e ristorazione (-2,9%).
Relativamente alle persone fisiche, la ripartizione di genere mostra una sostanziale stabilità, con le
aperture operate da maschi che rappresentano circa al 63% del totale. Il 45,2% delle nuove aperture
è stato avviato da giovani fino a 35 anni ed il 33,3% da soggetti appartenenti alla fascia dai 36 ai 50
anni. Rispetto al corrispondente periodo del 2017, l’incremento maggiore si rileva nella classe più
giovane (+4,5%), mentre nelle altre fasce di età si assiste ad una riduzione, in particolare per la
classe di età più anziana (-8,8%).
Analizzando il Paese di nascita degli avvianti, si evidenzia che il 20,6% delle aperture è operato da
un soggetto nato all’estero.
Nel periodo in esame 32.919 soggetti hanno aderito al regime forfetario, pari al 31,7% del totale
delle nuove aperture, con un aumento dell’11,5% di adesioni rispetto allo stesso periodo dell’anno
2017.

Il commercialista Lamberto Mattei nominato tesoriere di Sdebitalia, per la difesa dei cittadini dalle prepotenze bancarie

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Roma  – Il commercialista Lamberto Mattei, founder dello Studio Sarcc di Roma, è stato nominato ufficialmente tesoriere di Sdebitalia, una nuova associazione di grande interesse pubblico che si è recentemente costituita a Roma. Se ne è parlato anche alla Camera dei Deputati, al convegno che lo stesso commercialista dott. Lamberto Mattei ha organizzato sulle tematiche dello Sviluppo d’impresa. Presidente di Sdebitalia è stato nominato Gilberto Di Benedetto. “La mission di questa initiativa – spiega il commercialista Lamberto Mattei – si riconduce ad una serie di concetti relativi allo sdebitismo così come rappresentata dall’ideologo professor Antonio Vento. Siamo in una situazione conomico finanziaria abbastanza critica, ed è il momento di porsi concretamente al fiano dei cittadini interessati da vessazioni nei rapporti intercorrenti con determinate banche. Troppi risparmiatori hanno subito danni patrimoniali e per questo non hanno possibilità di difendersi e di agire. Sdebitalia vuole essere dunque un tassello importante di riferimento per questo delicato settore, che oltre ad aspetti economici delle famiglie e delle aziende, coinvolge sfera emotiva, psicologica e molti altri aspetti negativi. “

“L’Associazione – spiega il presidente  Di Benedetto in una nota –   ha messo in atto una organizzazione che partendo dall’individuazione delle fondamenta ideologiche dello sfruttamento risale verso i bisogni delle vittime delle banche fino ad individuare le strategie utili per sostenere gli utenti disagiati, che precipitano in situazioni di grave crisi economica e, di conseguenza, nel baratro esistenziale. Noi sappiamo con certezza che il capitalismo, a causa della sua voracità sociale, si è accanito sempre più sugli utenti con lo sfruttamento dei risparmi e con le strategie finanziarie il cui fine è solo quello di difendere gli interessi dei grandi gruppi finanziari e di garantirsi uno stato di privilegio sociale per i manovratori del denaro privato. Il nostro obiettivo è quello di ridimensionare e di abbattere, dove sia possibile, il debito che i risparmiatori hanno con le banche.
 Lo SDEBITISMO è il fine che ci poniamo, offrendo consulenza legale, finanziaria e, dove serve, anche sanitaria e psicologica. Ci poniamo l’obiettivo di intervenire anche a livello politico per abbattere le incongruenze e le ingiustizie esercitate dalle banche e dalle finanziarie sui cittadini che hanno dei debiti con le banche o che hanno bisogno di prestiti (microcredito) per superare alcune difficoltà nella gestione della famiglia e delle piccole e medie aziende. Finora lo stato ha consentito alle banche di intervenire con accanimento sui cittadini finiti in situazioni di crisi e di disagio sociale. E’ nei momenti di difficoltà che lo stato deve tendere una mano ai cittadini offrendogli aiuti concreti e solidarietà umana. L’economia del paese può risollevarsi solo col rilancio del lavoro e della ricerca e per questo è necessario ridimensionare gli interessi e dove vengono meno le risorse, spesso a causa di una recrudescenza fiscale e punitiva, lo stato deve imporre alle banche e alle finanziarie un comportamento solidale riesaminando lo stato degli accordi contrattuali tra banche e utenti.
 Un comportamento fiducioso tra istituzioni, banche e cittadini rappresenta l’unica via di rinascita economica e produttiva del nostro paese; diversamente ci avvieremo verso stati di frattura sociale che renderanno sempre più impraticabile la convivenza e lo sviluppo della vita nel nostro paese e in Europa.”