Roma – Nel merito alle notizie di stampa relative a un maggior onere pensionistico di 63 miliardi di euro derivante dalle misure del decreto legge n. 4/2019 (cd. quota 100), il Ministero dell’Economia e delle Finanze sottolinea che questo dato non trova alcun riscontro nelle stime della Ragioneria Generale dello Stato.
In particolare, il valore ampiamente sovrastimato di 63 miliardi di euro risulta essere il frutto di un’elaborazione giornalistica non corretta dal punto di vista logico, operata a partire dai dati contenuti nel Rapporto n. 20 sulle “Tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio sanitario”, in quanto si limita a distribuire in maniera uniforme sull’intero periodo considerato dal Rapporto (2019-2036) il valore medio della variazione del rapporto della spesa/PIL (0,2%) stimato rispetto allo scenario base. Si tratta pertanto di una quantificazione non imputabile al Ministero dell’Economia e delle Finanze né certificata in alcun modo dai dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato.
Si evidenzia inoltre che le valutazioni contenute nel rapporto in oggetto si basano sui dati del quadro macroeconomico e di finanza pubblica tendenziale contenuti nel DEF 2019 e non tengono conto, invece, delle indicazioni di monitoraggio sui suddetti provvedimenti di anticipo pensionistico che evidenziano una minor adesione rispetto a quella scontata nella Relazione Tecnica di accompagnamento alla legge. Nel periodo considerato, il valore della maggiore spesa complessiva derivante dalle misure in questione, alla luce delle quantificazioni iniziali effettuate nella predisposizione del suddetto decreto legge, avrebbe potuto al massimo raggiungere i 20 miliardi di euro. Tenendo conto dei dati più aggiornati del monitoraggio sulla misura in questione, i costi complessivi saranno invece sensibilmente inferiori a tale cifra. “Una tematica – ha commentato il commercialista Lamberto Mattei – che deve essere tenuta sotto stretta osservazione in quanto spesso i dati reali non coincidono con le ipotesi”.