Roma – Con la fine dell’anno è tempo di bilanci ed i conti nel contest debitorio non tornano affatto. Purtroppo sono 16 milioni le persone segnalate nelle centrali rischi interbancari le probabilita’ di rapporti al limite dell’ usura tra banche e clienti purtroppo stanno diventando molto alte. Fatti allarmanti che comportano spesso ricadute psicofisiche molto gravi sull’indebitato vittima di usura finanziaria.
L’analisi su cui il dottore Commercialista Lamberto Mattei tesoriere di Sdebitalia pone l’attenzione è molto importante ed è strutturata su più fronti. “I dati che si riscontrano – spiega Mattei – sono allarmanti e ci portano per il prossimo anno ad intraprendere una azione ancorpiù incisiva. Servono nuove leggi e tutele sia di natura economico finanziaria ma anche di supporto consultivo assistenziale. Molte persone cadono in uno stato di prostrazione non sapendo a chi rivolgersi. Noi come organizzazioni dobbiamo quindi incentivare anche la comunicazione su questi fronti per portare a conoscenza di tutti anche e soprattutto attraverso i social media ed i giornali, gli effetti, le cause che generano tali problematiche. Anche le istituzioni, la poltitica deve fare la sua parte con un impegno maggiore, prescidendo dalle appartenenze partitiche”:
E su questo tema spunta una nota diramata dal noto psicologo Gilberto Di Benedetto che di seguito riportiamo: “
“La “sindrome del debito ingiusto” dell’imprenditore: un dramma emerso “grazie” alle conseguenze sulle persone di politiche bancarie che ignorano la propria responsabilità pubblicistica. Ma, che le banche non siano la punta dell’iceberg?! Fisco e ricorso al credito illegale quanto pesano?
La sindrome del debito ingiusto è stata inquadrata fra le malattie del III millennio da uno studio realizzato dal Prof. Vento, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Mobbing – Bossing in collaborazione con lo psicologo Gilberto Di Benedetto. La patologia colpisce gli imprenditori in difficoltà ed i sintomi vanno da un forte esaurimento che può degenerare in “delirio di rovina” a disturbi cardiocircolatori finanche all’eccesso di alcol e fumo oppure ancora la totale asocialità.
Fatto di rilievo è che la sindrome del debito ingiusto crea anche alterazione della memoria e incapacità di concentrazione, due fattori fondamentali per l’imprenditore nello svolgimento della sua attività. il pronto soccorso del debitore è costituito da un team di legali, psichiatri, psicologi e imprenditori coordinati dall’Avv. Luigi Fratini e al fine di poter prefigurare cause collettive contro le banche per danni biologici, ha commissionato al Prof. Vento uno studio sulle potenzialità di tale intuizione. Quello che è emerso è che la sindrome del debito ingiusto è a tutti gli effetti una patologia. Ma il dramma sostanziale risiede nel fatto che il fenomeno non è circoscritto a casi che riguardano singoli individui, caso che seppur grave, sarebbe “controllabile”. Qui il dramma è di natura collettiva e bene è stato illustrato dal Dott. Di Benedetto: “Si toccano le iniziative imprenditoriali degli italiani, scoraggiando lo spirito d’iniziativa di ardimentosi che si sono ritrovati con il conto corrente in rosso”.
La terapia messa a punto è costituita da ansiolitici e antidepressivi. Nei casi in cui sussistono componenti deliranti si aggiungono neurolettici e ipnotici contro l’insonnia. In tutti i casi, la terapia farmacologica deve essere coordinata con un ciclo di psicoterapia che serve a riordinare i rapporti sociali con la famiglia e con il resto della società.
Fin qui abbiamo descritto il fenomeno della sindrome del debito ingiusto nei suoi casi “positivi”. Cosa di peggio? Infarto e suicidio. La sindrome del debito ingiusto, quando deriva di situazioni di drammi che l’imprenditore considera insormontabili, può arrivare a “pagare i debiti” prima nella gestione delle cose, della famiglia dei rapporti sociali e poi, a volte, anche con la vita… La “sindrome del debito ingiusto” dell’imprenditore: è emerso “grazie” alle conseguenze sulle persone di politiche bancarie che perseguono il profitto finanziario fino al punto di ignorare la responsabilità pubblicistica che gli è propria. Ma, che le banche non siano soltanto la punta dell’iceberg?! Le politiche fiscali cosa generano? Il conseguente ricorso al credito illegale cosa crea? Queste e altre mille domande troverebbero risposta e soluzione se chi ne è causa aderisse al proprio ruolo e si assumesse le proprie responsabilità”.