Roma – Più formazione, più vacanze e più spese per mezzi di trasporto e servizi sanitari. Negli ultimi cinque anni (2014-2018) il portafoglio delle famiglie italiane, senza subire contrazioni nelle disponibilità (+0,29%), ha visto modificare sensibilmente le scelte di consumo. Un bilancio dei conti familiari su cui incombe il possibile aumento dell’Iva, l’imposta sul valore aggiunto che si paga su prodotti e servizi. Il paniere di spesa, fotografato dai dati Istat elaborati dal Sole 24 Ore a parità di potere di acquisto (prendendo il 2018 come anno di riferimento), tiene conto di ben 274 voci, suddivisi in 12 ambiti di consumo. Su questi prodotti e servizi, l’attivazione dell’aumento già previsto dall’ultima legge di Bilancio dal 2020 farebbe passare l’aliquota Iva intermedia dall’attuale 22 al 25,2% e quella ridotta dal 10 al 13%, impattando fino a 44 euro di rincaro sui 2.571 euro di spesa media mensile calcolata dall’Istat. Un aumento quantificabile in 538 euro l’anno. “Sono lontani i tempi con le vacanze a bordo delle Fiat Seicento – ha commentato il commercialista Lamberto Mattei – occorre sempre di più una pianificazione tributaria aggiornata al passo con i tempi e con una mano tesa ai cittadini contribuenti”.